Incentivi per il rientro del capitale umano: escludere chi è già rientrato rischia di creare un danno economico e una nuova fuga di cervelli

D.L. Crescita e incentivi per il capitale umano: l’esclusione dei soggetti già rientrati dalle agevolazioni è discriminatoria e rischia di scatenare una nuova fuga di cervelli e una perdita di gettito: lo dimostriamo dati alla mano nell’analisi allegataCorreggerla deve essere una priorità.


Leggi l’analisi

Analisi relazione

Leggi il comunicato come pdf

Comunicato 2019 08


Comunicato

Leggi tutto “Incentivi per il rientro del capitale umano: escludere chi è già rientrato rischia di creare un danno economico e una nuova fuga di cervelli”

Comunicato stampa su Decreto Crescita

4 maggio 2019

Potenziate le agevolazioni per l’attrazione del Capitale Umano in Italia, accogliendo molte delle proposte di Gruppo Controesodo. L’Italia si dota di un dispositivo all’avanguardia in Europa per attrarre Capitale Umano.

Qualche criticità da sanare in sede di conversione, includendo le persone già rientrate nelle misure per il radicamento.

Qui il testo del Comunicato

Gruppo Controesodo

PdL AC 1074 – discussione in aula alla Camera

Ieri è iniziata alla Camera la discussione in Aula della PdL AC 1074 (qui il testo della PdL).

La proposta di legge contiene, nell’articolo 24, le proposte sul potenziamento degli incentivi fiscali per il rientro di lavoratori/ricercatori, in un testo speculare a quello inserito nella bozza del DL Crescita.

La diretta della discussione è visibile a questo link Segnaliamo gli interventi:

-dell’On.le Alessandro Pagano, firmatario della PdL e in particolare dell’Art.24 (minuto 4.15.30)

-dell’On.le Massimo Ungaro (minuto 3.11.28)

che come sapete fortemente sostengono le nostre istanze.

Vi terremo aggiornati sugli sviluppi

Quasi quasi torno a casa! – Controesodo su Passaparola Magazine

Il numero di Marzo di PassaParola Magazine, rivista mensile dedicata agli italiani che vivono in Lussemburgo, ospita uno speciale dedicato all’attività del nostro Gruppo, in cui Francesco Rossi parla delle dinamiche dell’emigrazione italiana e delle agevolazioni per chi rientra in Italia.

Qui il link all’articolo: Link

http://www.passaparola.info

https://www.facebook.com/PassaparolaMag/

L’insensata battaglia sull’Aire – come scoraggiare il Capitale Umano

Molti ieri avranno letto questo articolo
https://www.repubblica.it/cronaca/2019/03/06/news/stangata_dell_agenzia_delle_entrate_ai_cervelli_di_ritorno_e_polemica-220805666/

 

Chiariamo e precisiamo la situazione.

 

Come sapete, il tema è per noi tutt’altro che nuovo; stiamo da tempo facendo una battaglia per eliminare il requisito formalistico dell’iscrizione Aire per poter accedere alle agevolazioni fiscali per il rientro in Italia, nell’ambito del pacchetto di misure sull’attrazione del Capitale Umano a cui abbiamo lavorato. Speriamo che questo spiacevole episodio serva a rafforzare la consapevolezza politica della bontà delle nostre proposte.

E’ bene ricordare che questo requisito viene richiesto da un’interpretazione (discutibile ma ormai consolidata) dell’Agenzia delle Entrate ai beneficiari delle agevolazioni per ricercatori/docenti (DL 78/2010) e per lavoratori impatriati (d.lgs 147/15), esclusi i beneficiari della legge 238/10 per i quali l’iscrizione Aire non è richiesta.
Si tratta di un requisito formale che se applicato alla lettera ha l’effetto paradossale di discriminare i lavoratori di nazionalità italiana rispetto ai cittadini di diversa nazionalità (e.g. un cittadino italiano che si trovi in Germania da anni ma non sia iscritto all’ AIRE non può oggi accedere agli incentivi, un cittadino tedesco invece si…)

L’Agenzia sta procedendo a verificare le situazioni dei beneficiari delle agevolazioni che non siano stati iscritti all’Aire, come del resto sta procedendo a verificare il possesso degli altri requisiti necessari (i questionari ricevuti da molte persone a fine 2018).

Ribadiamo che la strada maestra per risolvere questo problema (Aire) è un intervento legislativo, per il quale non stiamo risparmiando sforzi.

 

L’Italia si svuota con più expat e meno figli, a scapito della crescita

Se ci fosse bisogno di un’ulteriore prova che le misure per attrarre Capitale Umano non possono che avere una ricaduta positiva sull’economia, ecco i nuovi pesanti dati Istat: nel 2018 sono emigrati 120mila connazionali, a fronte di soli 47mila di rientro, con un saldo negativo di 73mila ( qui il report Istat, e qui un’analisi del Sole24Ore). Secondo il FMI, l’emigrazione italiana ha raggiunto i livelli più elevati degli ultimi 50 anni.

Sappiamo poi che i numeri Istat sono fortemente sottostimati, dato che utilizzano le anagrafi AIRE spesso non movimentate da chi emigra.

In più, il 2018 segna anche il record negativo per le nascite, e la popolazione cala di quasi 100mila unità. Emigrazione netta e calo delle nascite sono un mix tossico, che deprime le potenzialità di crescita del Paese e ne mina la sostenibilità dei sistemi sociali e previdenziali.

Non bisogna perdere tempo nel concentrarsi su politiche per attrarre Capitale Umano, a largo raggio, favorendo contemporaneamente la natalità e facendo leva sulle potenzialità dell’uso intelligente della leva fiscale.

Temi ampiamente presenti nelle nostre proposte contenute nella PdL #CapitaleUmanoItalia

Quanto è grave (e sottostimato) il brain drain che affligge l’Italia

I numeri dell’emorragia sono impressionanti e in crescita: i dati Istat parlano di 114,000 uscite nel 2016 (e quelli OCSE di 172,000 nel 2017), ma si tratta di dati basati sulle cancellazioni dalle anagrafi nazionali che quindi sottostimano pesantemente il fenomeno, e dovrebbero essere aumentate di almeno 2,5 volte: calcoli incrociati sull’emigrazione reale spaziano da 125mila a 300mila persone

Sempre più giovani, sempre più istruiti
Dal nostro punto di vista, il problema è aggravato dal fatto che il 30% di chi si trasferisce all’estero per lavoro è laureato; i giovani, la fascia dai 18-39 anni, rappresentano il 40%. Quanto al titolo di studi si può stimare, per il 2016, un totale di 34mila laureati e 39mila diplomati

Il problema è farli tornare
La mobilità territoriale e internazionale, di per se, è un fatto positivo, permettendo a un neolaureato italiano di spostarsi e crescere all’estero. Ma è il saldo netto negativo fra entrate e uscite il problema: l’assenza di un controesodo dei professionisti in uscita, a causa della carenza di potenziale attrattivo verso l’esterno. Non c’è ricambio fisiologico di entrate e uscite di talenti, esportiamo risorse formate dal nostro sistema scolastico e universitario con costi notevoli.

Ad esempio nel 2016, complice la Brexit, sono stati 24.788 gli italiani a fare le valigie per il Regno Unito, contro appena 3.363 ingressi dalla Gran Bretagna: un saldo in negativo di oltre 21.400 unità, che si accompagna alle “perdite” a favore di Germania (18.933 nostri emigrati contro 4.616 immigrati, pari a un bilancio di -14.317), Svizzera (11.388 emigrati italiani contro 3.350 ingressi, per un saldo di -8.038) o Francia (10.833 uscite contro 2.083 ingressi, pari a -8.750).

Trovate tutti i dati – e altre analisi – in questi due recenti articoli

ilsole24ore  – i migranti economici siamo diventati noi

ilsole24ore – gli italiani in fuga sono triplicati negli ultimi 10 anni

 

Gli italiani della conoscenza all’estero: tanti talenti giovani, ambiziosi, e dal nord Italia

I numeri ufficiali della diaspora di cervelli italiani in giro per gli atenei stranieri sono molto sottostimati rispetto ai dati ufficiali, e si aggirano intorno alle 120mila unità all’anno…una vera calamità per un Paese che ha disperato bisogno di rinnovamento e capitale umano, che spende per formare questi giovani e poi li perde.

L’articolo e sondaggio del Corriere dipinge un ritratto di questi giovani e rivela ad esempio come provengano in prevalenza dalle regioni del Nord (ancora più del loro peso demografico relativo)

 

https://www.corriere.it/cronache/18_luglio_07/diaspora-ricercatori-piu-qualita-meno-clientele-noi-all-estero-passione-b9701fee-8229-11e8-a063-c48368df153e.shtml