Abbiamo appreso che il Governo ha inserito nel Decreto Delegato in materia di fiscalità una modifica fortemente restrittiva agli incentivi per l’attrazione del capitale umano, introdotti con il DL Crescita del 2019.
Invece di apportare dei correttivi mirati o di rafforzare aspetti legati all’agenda di Governo come la natalità, è stata proposta una sostanziale abrogazione. La cosa è difficilmente comprensibile in quanto si colpisce una misura a costo zero per lo Stato. Sembra paradossale ma il Governo intende abrogare una misura che stava cominciando a dare risultati importanti come testimoniato dagli stessi dati MEF.
L’idea del Governo è di sostituire l’attuale regime con una nuova misura, tuttavia i potenziali beneficiari della nuova norma saranno pochissimi mentre il danno d’immagine e reputazionale per il Paese sarà enorme, spazzando via quanto faticosamente costruito nel corso degli anni. Le misure del DL Crescita sugli impatriati sono nate da un confronto con i nostri connazionali all’estero, portando ad una legge innovativa che stava dando risultati tangibili a costo zero: zero costo perché – come certificato in tutte le relazioni tecniche in materia – si attirano nuovi contribuenti in Italia, senza contare le ricadute positive in termini demografici, di indotto e capitale umano.
I dati ministeriali relativi al 2021 mostrano un incremento del 40% nel numero di lavoratori rientrati rispetto all’anno precedente. Grazie inoltre al potenziamento previsto per chi rientra nelle regioni del sud, caso più unico che raro nella storia economica nazionale, si nota un aumento considerevole dei soggetti che si trasferiscono dall’estero nel Mezzogiorno. I dati proprietari di Gruppo Controesodo sul 2022 e 2023 confermano questo trend.
Questi risultati sono arrivati grazie al focus sulla semplificazione e soprattutto sul radicamento permanente operato dal DL Crescita. La normativa precedente non funzionava, era troppo restrittiva, troppo breve e troppo blanda. Poche persone rientravano, e molte ri-espatriavano. Con il DL Crescita si è scelto, oltre ad una semplificazione dei requisiti di accesso e ad un potenziamento dell’aliquota (specie per chi rientra al Sud), di incentivare le persone a rimanere in Italia, radicarsi, legando un’estensione temporale dei benefici fiscali alla scelta di formare una famiglia con figli e acquistando casa; esattamente quello che ci chiedevano e ci chiedono ancora gli espatriati.
Tutto questo viene spazzato via dalla bozza di testo dell’attuale decreto legislativo, con un colpo pesante alla certezza del diritto, operando anche un cambiamento “in corsa” per chi è rientrato nella seconda parte del 2023. Tutto ciò sarà ricordato in negativo da quanti, privati o imprese, italiani o stranieri considerino in futuro di stabilirsi in Italia.
Perché modificare una norma che già funziona?
Gruppo Controesodo teme che il Governo sottovaluti quanto importante sia la stabilità normativa per attrarre il capitale umano e il relativo indotto. Un nuovo cambio in corsa delle regole rischia di minare irrimediabilmente la credibilità del Paese.
Si può migliorare l’attuale normativa?
Sicuramente! Alcune nostre proposte, volte a potenziare, ad esempio, il focus sulla natalità, sono state portate da tempo all’attenzione di Governo e Parlamento, diventando oggetto anche di Proposte di Legge e mozioni parlamentari. Le proposte sono state elaborate dopo un nuovo sondaggio rivolto alla community che ha raccolto migliaia di riscontri. Se ne possono immaginare altre, ma vanno pensate e valutate in modo attento, snaturando il meno possibile un impianto che, finalmente, funziona.
Cosa chiede Gruppo Controesodo?
Gruppo Controesodo supporta da quasi dieci anni chi ha intenzione di trasferirsi dall’estero in Italia fornendo informazioni accurate sulle agevolazioni. Grazie a questa attività il Gruppo vanta una conoscenza molto approfondita della normativa e della sua applicazione concreta visto che sono migliaia le richieste di aiuto o chiarimento che riceve su base annuale.
Gruppo Controesodo chiede quindi che il regime attuale non venga modificato in sede di Legge Delega Fiscale e che il Governo adotti misure a sostegno della natalità come più volte dichiarato. Occorre evitare, come già successo in passato, di dover correre ai ripari in sede Parlamentare, per scongiurare una perdita di attrattività del Paese in una fase così delicata a livello economico e sociale.
Testo del comunicato in pdf